All’interno dello Scenario centrale per l’alimentazione mondiale EXPO2015, Grana Padano ha allestito presso Cascina Triulza il caseificio “MI2015”, in cui ogni giorno vengono lavorati oltre mille litri di latte per produrre due forme di Grana Padano.

Voglio parlarvi della mia fantastica giornata in Expo2015 accompagnata da uno dei Consorzi più importanti dello scenario mondiale!

Ebbene, onore al marchio d’eccellenza italiano! Le forme prodotte durante Expo al termine della stagionatura verranno messe all’asta e il ricavato verrà devoluto a favore dell’Ospedale NPH Saint Damien di Haiti. Un grande Consorzio, un grande cuore quello di Grana Padano!

Il Consorzio Grana Padano si pone anche come membro attivo sul fronte della prevenzione all’obesità, proponendo nel sito ufficiale di Grana Padano gratuitamente la “Dieta del Grana Padano” che rientra in un progetto più ampio rappresentato dal portale “Educazione nutrizionale grana padano” dedicato all’alimentazione corretta e allo stile di vita.

 

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A breve verrà rilasciata anche una versione App dove sarà possibile scaricare la propria dieta personalizzata. Il procedimento è molto semplice.

Basta rispondere a poche domande, e avrete accesso al programma di controllo del peso, ricevendo una dieta ipocalorica personalizzata. Inserendo pochi dati come: peso, età, sesso e altezza, potrete godere di menu settimanali personalizzati con ricette della tradizione gastronomica italiana. Non è quindi necessario rinunciare al gusto se seguite una dieta sana ed equilibrata.

In associazione alla dieta sono proposti anche dei moduli di attività fisica personale per supportarvi nella gestione del controllo del peso e successivo mantenimento.

Ma prima di parlarvi delle fasi di creazione della forma alla quale ho assistito, vorrei approfondire la storia del Grana Padano DOP.

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Furono i monaci cistercensi dell’abbazia di Chiaravalle, nel 1135, a mettere a punto la ricetta del Grana Padano DOP. Proprio come oggi, veniva prodotto in apposite caldaie in rame a forma conica.

I monasteri, dunque, possono essere considerati i primi caseifici. Venne chiamato caseus vetus, ma il popolo lo chiamò grana, in ricordo della struttura granulosa della pasta.

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Nel 1996 il Grana Padano ha ottenuto il riconoscimento da parte dell’Unione Europea della Denominazione di Origine Protetta D.O.P. La protezione e la tutela del consumatore rappresentano l’obiettivo del Consorzio. La denominazione DOP garantisce la qualità e la tracciabilità del prodotto lungo tutta la sua filiera produttiva, dato importantissimo ai giorni d’oggi. Quindi il Grana è solo Padano!

Ma dopo un po’ di storia adesso è arrivato il momento di raccontarvi la splendida esperienza vissuta all’interno del caseificio “MI2015″, allestito presso Cascina Triulza in Expo2015, in compagnia dei casari del Consorzio.

Ho avuto l’opportunità di vedere e toccare con mano cosa mangia da sempre tutta la mia famiglia. Ho potuto contribuire a far nascere una forma di Grana Padano DOP!

Al termine della giornata mi è persino stato rilasciato un diploma che mi nomina “Casaro ad Honorem”.

E’ con grande orgoglio che voglio illustrarvi la creazione di una forma di Grana Padano DOP:

L’ingrediente principe alla base delle forme di Grana Padano è ovviamente il latte. Il latte utilizzato è esclusivamente latte crudo proveniente dalla zona di produzione, parzialmente decremato per affioramento naturale, munto non più di due volte al giorno da bovine alimentate secondo standard precisi,

e lavorato in caldaie in rame dalle quali si ricavano le forme.

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Si procede poi con la fase della coagulazione, ovvero al latte in caldaia viene aggiunto il siero innesto naturale che viene poi riscaldato ad una temperatura di 31-33° e addizionato di caglio di vitello.

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Con lo “spino” (utensile in acciaio composto da lame taglienti) si procede alla rottura della cagliata e alla successiva cottura sotto agitazione fino ad arrivare ad una temperatura di 53-56°.

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Dopo un massimo di 70 minuti (tempo in cui la massa caseosa viene fatta riposare nel fondo della caldaia), ecco che i caseari con lo “schiavino” (una pala in legno) sollevano la massa caseosa, la avvolgono in un telo di lino e la posano su un tavolo.

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La forma viene poi chiusa in una “fascera”, e dopo circa 12 ore dalla “messa in forma” è inserita la fascia marchiante con in rilievo i marchi di origine.

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Dopo 24 ore si sostituisce la fascera con quella di acciaio, costellata da piccoli fori, che dà la forma definitiva al Grana Padano.

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Il passaggio successivo è quello della salatura che varia dai 14 ai 30 giorni.

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Successivamente si passa all’asciugatura e alla stagionatura, fase che può variare da un minimo di 9 a oltre 20 mesi. In questi mesi le forme vengono curate, pulite e girate ogni 15 giorni circa.

Al nono mese le forme di Grana Padano sono esaminate con i tradizionali strumenti di controllo – il martelletto, l’ago e la sonda. Se superano tutte le prove ricevono il marchio a fuoco che garantisce la qualità “sana, leale e mercantile” del Grana Padano DOP.

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Quest’esperienza in compagnia del Consorzio, oltre ad avermi lasciato un bellissimo ricordo, mi ha fatto assaporare un ambiente fatto di tanto amore e tanta passione (le espressioni dei caseari ne sono la dimostrazione), ingredienti base per un prodotto di successo.

Grana Padano è un marchio di eccellenza del nostro Paese di cui io per prima, da italiana, vado orgogliosa!

Vi garantisco che l’eccellenza è al servizio di tutti!

“Post realizzato in collaborazione con Grana Padano”

 

GRANA PADANO - EXPOCredits post e foto Fabrizia Gullotta

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