Sono quasi sette anni che non vivo in Italia: sette anni che non parlo italiano, sette anni che non mangio cibo italiano, sette anni che non vedo la mia famiglia regolarmente, ma anche sette anni pieni di bellissime avventure.
Sono diventata expat grazie ad un sogno custodito nel cuore per anni; un sogno che ho fatto avverare nonostante la disapprovazione di tutti: se non ci avessi creduto, se non ci avessi provato contutte le forze ora non sarei quella che sono e, sicuramente, non sarei cosi felice.

Vita in Svizzera


Nel maggio del 2009 rimasi senza lavoro: ero stufa marcia dell’Italia, cercavo di uscire da anni di depressione, noia e insoddisfazione annaspando in cerca della felicità. Fortunatamente, una mia amica mi mise in contatto con un agenzia di animazione per villaggi turistici: due settimane dopo ero su un aereo diretto in Tunisia senza sapere cosa mi aspettasse. Avevo un solo obiettivo: risparmiare qualche soldo (per me una mastodontica difficoltà haha!) e trasferirmi a Londra, definitivamente. Sono stati 5 mesi di lavoro estenuante, senza giorni liberi e senza quasi dormire ma, quei mesi, mi hanno profondamente cambiata. Ho iniziato a capire di potercela fare da sola, di riuscire ad approcciarmi senza problemi a perfetti sconosciuti e che, anzi, la cosa mi piaceva parecchio. Tanti di questi “sconosciuti” mi hanno incoraggiata a inseguire i miei sogni…qualunque essi fossero e, ancor oggi, occupano uno spazio speciale nel mio cuore.
A stagione finita, tornai in Italia con un piccolo gruzzolo ed una sola cosa in testa: prenotare un biglietto di sola andata per Londra; lo feci praticamente subito. Comprensibilmente, i miei genitori non erano affatto felici: mi mancavano due esami alla laurea, non riuscivano a capire la mia smania di andarmene, di lasciarmi alle spalle ogni sicurezza ma, soprattutto, non capivano perché fossi così diversa da loro. Io, invece, ero certa che non sarei potuta essere felice in nessun altro posto al mondo: a volte certe cose si sanno senza nessuna ragione logica.

Vita in Tunisia


Ricorderò sempre la mattina in cui partii: mia sorella mi accompagnò al treno ed ebbi una fitta al cuore quando la vidi partire; stavo dicendo addio ad una quotidianità con la mia migliore amica e, tutt’oggi, lei e’ ciò che più mi manca.
Appena arrivata a Londra andai a posare la mia valigia rosa extra size (la uso ancora e la amo!) nel più schifoso ostello di sempre. Era davvero una struttura decadente e, diciamocelo, sporca ma due erano le cose che mi interessavano: non condividere la stanza con degli italiani (volevo parlare solo in inglese per fare pratica) e poter vedere, dalla finestra, i comignoli delle case vittoriane londinesi; per me non c’era niente di più bello al mondo.
Sono stata un mese in quella bettola poi, per fortuna, ho trovato casa una stanza/box che ho reso carinissima e in cui ho passato, l’anno migliore della mia vita pre-mamma.
Lavoravo in un ristorante messicano, scelto appositamente perché non italiano e quindi tutti parlavano l’inglese. Non voglio sembrare snob ma ho incontrato tantissimi italiani che andavano a Londra per lavorare in ristoranti italiani, avevano gruppi di amici formati da soli italiani e, praticamente, non parlavano l’inglese. Con tutto il rispetto che ho per chi lo fa, io volevo un esperienza completamente diversa: volevo mettermi in gioco al cento per cento, uscire dalla mia “Comfort-zone” e godermi l’anonimato che Londra sa offrire; finalmente potevo reinventarmi e potevo farlo al cento per cento. Le sensazioni provate durante i primi mesi sono state fortissime e ancora oggi mi emoziono al solo ricordo.

Vita Londinese


Dopo un’ anno e mezzo al ristorante (il lavoro mi piaceva tantissimo) incontrai Charles che, indovinate un po’, era un cliente del ristorante haha! Da subito le mie insicurezze riaffiorarono: non mi sentivo alla sua altezza (lui lavorava in banca) e mi sentivo in dovere di trovare un lavoro più simile al suo. Che sciocca!! Dopo tanti colloqui trovai lavoro come receptionist per una multinazionale: ho odiato ogni singolo minuto passato in quel posto!!! Tornassi indietro non lo rifarei mai: maturando ho imparato sulla mia pelle che Q-U-A-L-U-N-Q-U-E lavoro, se fatto col cuore, può fare la differenza.
La vita a Londra non e’ sempre stata rose e fiori ma, se mi guardo indietro vivere là mi ha letteralmente ridato vita, mi ha reso felice, forte e indipendente e mi sono divertita un mondo; lo rifarei altre mille volte!

Vita Inglese


Perché abbiamo lasciato Londra? Beh e’ stata tutta colpa mia e me ne pento amaramente! Volevo essere più vicina alla mia famiglia ma alla fine ci vediamo meno di prima (6/7 ore di macchina con la toddler sono molto più pesanti di un’ora di aereo) e io odio vivere in un paesino! La Svizzera e’ stupenda ed ha moltissimi vantaggi ma non fa per me: “once a city girl always a city girl” e’ il mio motto! Dobbiamo mettere radici al più presto per il bene di Catherine ma io spero di tornare a vivere presto in una grande città, chi lo sa… nel frattempo io incrocio le dita!

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